Not an exhibition: già il titolo presuppone una contraddizione con l’effettivo evento che
comunemente viene chiamato “esposizione temporanea”. La mostra vuole essere un contenitore non solo
di opere d’arte, ma anche di una riflessione profonda e provocatoria del concetto di arte, del
valore che oggi viene dato all’arte e del suo posto all’interno della cultura contemporanea.
Recuperando il pensiero artistico di autori surrealisti, l’artista accompagna l’osservatore a
superare l’evidenza di ciò che vede e a formulare un pensiero critico riguardo al concetto di arte
contemporanea che talvolta richiama gli insegnamenti del mondo antico e talvolta incide in essa una
profonda frattura proponendo un prodotto sconvolgente e non sempre compreso.
L’arte di Damiano spesso trasforma in simbolo la realtà che raffigura, sia essa di carattere
figurativo, sia di carattere astratto. Se rivolgiamo lo sguardo alle opere figurative, spesso si
riconosce che l’artista utilizza l’elemento umano nella sua forma più simbolica mettendo al centro
una figura che corrisponde ad una sineddoche letteraria: parte per il tutto. Quell’unica figura
solitaria e senza volto rappresenta mille volti, l’intera umanità che abita uno spazio ben preciso.
In questa esposizione, invece, l’autore presenta opere di carattere astratto pur mantenendo
evidente il suo messaggio, esplicitato maggiormente attraverso l’uso della grafia. L’uso del colore
richiama l’arte gestuale che già Pollock utilizzava per le sue tele: gettate di tempera, di
sfumature differenti invadono la superficie come per trasmettere impulsività, carattere, energia.
L’arte “nuova”, moderna, a tratti incomprensibile diventa agli occhi di un pubblico poco attento
occasione di critica negativa, di mancato apprezzamento. Ed è proprio questa avversa considerazione
e sfavorevole giudizio che l’artista vuole esprimere attraverso l’uso di insulti che vanno a
completare la tela. Il prodotto finale è un dialogo-scontro fra l’arte di Damiano e il
commento di un pubblico disattento che se, al contrario, si sofferma sul vero messaggio dell’opera,
coglie una divertente espressione del concetto di arte fra prodotto concreto e provocazione del
pensiero critico.
Anche questo catalogo segue l’espressione provocatoria e canzonante, verso l’arte e l’artista
stesso, che si autocritica nella descrizione biografica e, apparentemente, svaluta le sue opere
togliendone valore nel tentativo di far diventare la tela un semplice rivestimento decorativo di
oggetti di uso quotidiano come le bombolette. Ma è forse la quotidianità che svaluta l’arte o è
l’arte stessa che tenta disperatamente di essere parte del quotidiano umano? Ai lettori la sentenza.