Il ciclo Brand-Art di Damiano Conti Borbone parte proprio da questa ricerca, traendo stimoli dalle diverse correnti artistiche che hanno
investigato la cultura del prodotto, per proporre una prospettiva sull’atto artistico come opera di continua negoziazione con la realtà – e la
realtà di oggi è tutto ciò che compartecipa del rapporto produttore-consumatore. L’arte non può dare risposte, ma può porre le domande
giuste e l’estetica di Conti Borbone non eccede questo meccanismo: l’esito è un giocoso e antiretorico dialogo con il concetto di prodotto,
condotto per via di mimesi grafica e dell’abbinamento dell’icona a un calembour che associa la parola “art” al nome della marca.
È un gioco di sfumature e equivoci, un’estrosa collezione di divertissement: ma la pars destruens dello sberleffo, che smantella e
parodia sia il concetto di arte che quello di brand, non è l’unica a emergere – e nemmeno si manifesta chiaramente un preciso giudizio,
che condanna l’invasione del brand nel nostro immaginario, fino a divorare lo spazio dell’arte. è questa la postura prismatica e plurale
dell’artista, che non si impone come un nuovo articolo che invade il mercato, o un nuovo portale social che sfrutta le predisposizioni degli
utenti per concentrare messaggi di consumo, ma che punta a stabilire con lo spettatore un rapporto attivo, dinamico e paritario.